Sulla pericolosità delle parole

Oggi mi è capitato tra le mani l’Apologia di Socrate, il fantastico monologo di auto-difesa pronunciato da Socrate nel processo che lo portò a doversi difendere di fronte alla città di Atene nel 399 a. C. Il testo è in realtà stato scritto da Platone (che era allievo di Socrate), ma è considerato comunque storicamente attendibile.

Riassumo brevemente il motivo per il quale Socrate fu processato (e in seguito condannato a morte): egli era divenuto molto noto poiché il suo metodo filosofico consisteva nell’incontrare i vari presunti sapienti della città e testare effettivamente la loro sapienza attraverso argomentazioni logiche-filosofiche, cosa che conduceva sempre alla dimostrazione che più si pensa di sapere – quindi più pregiudizi si hanno – più si è ignoranti.
Per questo Socrate entrò in antipatia a molti uomini potenti della polis, tanto che venne quindi accusato di corrompere i giovani e di non credere negli dei della Città (accusa banale, che spesso veniva mossa ai filosofi).
Uno spunto secondo me molto interessante si trova nel momento in cui Socrate parla di come i “falsi sapienti” hanno deciso di calunniarlo: egli ragiona sul fatto che questi, per non mostrare ai più che sono effettivamente ignoranti, «tirano fuori le prime accuse che gli vengono in mente».
Il problema sta nel fatto che, a causa di stupide e finte accuse pronunciate per difendere la propria immagine, un uomo prezioso come Socrate è stato condannato a una fine ingiusta e prematura.

Detto ciò, il mio ragionamento di oggi è: quante volte accadono o sono accadute queste ingiustizie? Quante volte delle banali PAROLE SBAGLIATE, degli insulti detti per paura, per orgoglio, per secondi fini, SI TRASFORMANO in MINE VAGANTI, che possono esplodere da un momento all’altro?
Sto pensando per esempio al Nazismo: per “difendersi” dagli Ebrei che erano visti come una minaccia – perché più colti e soprattutto più ricchi, in un periodo in cui l’economia della Germania era a pezzi – i nazisti sono arrivati a insultarli al punto da sminuirli come persone, a considerarli una razza inferiore, a sentirsi IN DIRITTO di sterminarli. E tutto ciò grazie a una teoria della razza, nata e costruita sul potere delle PAROLE.
Penso anche agli altri genocidi, a quello degli Indiani d’America: per poterli dominare i vari conquistatori europei hanno prima di tutto sminuito e abolito la loro cultura, i loro popoli, la lingua ecc.

Ci sarebbero milioni di esempi del genere, ma, senza andare troppo lontano, vi lascio con una frase sulla quale sarebbe bello riflettere: MAI SOTTOVALUTARE L’IGNORANZA (soprattutto emotiva), NÉ IL POTERE DELLE PAROLE.

Elena Soppelsa 

1 commento su “Sulla pericolosità delle parole”

Rispondi a נערות ליווי באילת לבילוי משותף Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *